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Gio'Sub Zeus17
Faro foto video LED pensato per viaggiare

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Andrea Murdock Alpini ci racconta le giornate trascorse in Russia, per la nuova esplorazione Gio'Sub Orda cave, Exploro Russia - Febbraio 2019

Giorno 5 - 4 Febbraio 2019

L'ultima immersione è quella che lascia il gusto del viaggio. A volte scegliere diventa difficile e si rischia di farsi sopraffare dalla bulimia subacquea.

Oggi per noi è stata la quinta immersione a Orda Cave. Il mattino abbiamo girato per il ramo occidentale del sifone mentre il pomeriggio, dopo aver ripulito i circuiti lasciati nei giorni scorsi, ci siamo dedicati a visitare la parte orientale della grotta. In questo caso dall'ingresso abbiamo percorso tutta la parte della prima camera che attraverso una pietraia conduce a un primo grande lago. Da qui è necessario creare un jump verso la linea che ci avrebbe condotto all'interno del ramo est.

Questa parte di esplorazione parte da circa 200m dall'ingresso e si estende per oltre 400m, per una lunghezza totale di circa 600m, alla profondità costante di 15m.

La Prospettiva Nevskij è il più grande e suggestivo rettifilo che si trova San Pietroburgo. La strada è conosciuta per l'eleganza degli edifici che vi si affacciano, oltre che per la qualità degli incontri letterari che sono stati descritti dai noti autori russi del passato. Il ramo che ci stiamo accingendo ad osservare può essere paragonato per bellezza, lunghezza e particolarità alla via pietroburghese.

L'apertura del tunnel è ampia, si tratta di un portale a tutti gli effetti per maestosità e definizione delle proporzioni della roccia. Il fondale è completamente limaccioso, lunare, composto di doline che celano tacito buchi neri entro cui la luce si perde. Dall'alto scendono grandi blocchi di gesso squadrati. Intagliati e incastonati compongono rilievi geometrici che si contrappongono per forza e linearità al moto ondulatorio del piano inferiore.

Talvolta le bolle causano il distacco di particelle che come scaglie che ondeggiano fluttuanti verso il basso. In alcuni passaggi poco battuti il distacco è tale che l'acqua cristallina sembra essere stata mitigata con il latte.

Le pareti perimetrali di questo ramo sono nette, geometriche. Il passaggio è molto ampio, almeno una decina di metri, mentre l'altezza interna varia a seconda delle sezioni ma restando costante sulla media di circa quattro metri. Saltuariamente si incontrano dei massi distaccatosi dal soffitto che si sono coricati a terra creando delle quinte sceniche molto suggestive.

45 minuti dopo aver intrapreso il ramo arriviamo al termine dello stesso. In cima alla linea si trova sulla destra un rocchetto di dimensioni ragguardevoli che è stato lasciato da coloro che per primi hanno esplorato la grotta. Questo sguardo sul passato è significativo ed emotivo allo stesso tempo. La distanza del tempo, seppur in un istante, ti fa apprezzare il significato della nostra momentanea quotidianità e del senso della nostra visita a Orda Cave.

Marker, spool, jump, e riprendiamo una nuova linea che ci permette di risalire fino a quota zero, all'interno di una bolla d'aria (respirabile) che sovrasta un piccolo specchio d'acqua. Aspettiamo l'altra metà del nostro team, prendiamo il tempo di visualizzare il percorso fatto e quel che manca da fare e poi di nuovo pollice verso: giù.

Si disfa un jump, si torna alla linea principale del ramo e si fa un nuovo jump che porta dritto alla parete di fondo di uno spazio semi sferico.

La roccia sembra tutta compatta a prima vista, eppure vedo scomparire un paio di pinne al di là della parete. Una fessura diagonale inclinata a trenta gradi con asse longitudinale nord/est - sud/ovest. Meravigliosa.

Si passa da uno spazio relativamente ampio a un passaggio un po' più tecnico e molto suggestivo. Le spalle di un subacqueo passano mentre i bracci aperti con i fari video no, ma girati anche loro nel senso della spaccatura e tutto torna a funzionare.

Il passaggio è lungo non più di una decina metri. Quando arrivi alla fine, sotto a sinistra, gli occhi colgono una gola aperta pronta ad accoglierci in uno spazio incantato. L'acqua è così trasparente che sembra essere irreale il tutto. L'altezza non supera il metro e venti, la larghezza i quattro metri. Eppure è tutto così bianco e candido.

Due ambienti uncinati e concatenati tra di loro formano dei piccoli spazi che sembrano essere cappelle radiali di un abside gotico. Resto sempre più convinto che sacralità e monumentalità siano due elementi che contraddistinguono e determinano il carattere di questa grotta: "Quando le cattedrali erano bianche".

Ultimo giro di walzer, sguardi incrociati all'unisono. È l'ora di tornare e ripercorrere i 600m che ci separano dall'ingresso.

Ho trascorso tutto il rientro ripensando a quel che ho visto in questi giorni, al freddo che mi aspetterà una volta uscito dall'acqua, alla muta e ai moschettoni ghiacciati. Poi ci saranno le interminabili scalinate che si devono percorrere con le sacche speleo in spalla per rientrate alla casa base. Quest'ultime ti spezzano il fiato quando hai cappuccio bagnato e il vento ti soffia in faccia la neve a oltre meno venti gradi.

Mi fermo un paio di volte perché sono troppo stanco, devo recuperare il ritmo respiratorio e abbassare la frequenza cardiaca altrimenti lo sforzo è molto e i risultati pochi. Sono passati meno di dieci minuti da quando ho lasciato la superficie del pozzo eppure qui fuori la muta è praticamente gelata. Il neoprene si sta indurendo sempre di più e limita i movimenti. Meglio riprendere il passo dopo pochi istanti altrimenti la situazione non può che peggiorare.

È l'ultima volta che posso guardare il fiume gelato e la steppa al di là dell'argine poi da domani si torna alla realtà. Anche il vento fa il suo giro in un carosello che porta con sé il rumore della canne sbattute e il rumore di una slitta trascinata da un pescatore solitario.

Un passo, e poi un altro passo, poi un altro ancora...

Il viaggio a Orda è stato organizzato da The Herd Fun Dive e in particolare da Stefano Beatrizotti per la gestione della logistica. In Russia abbiamo illuminato le nostre immersioni grazie a Giuseppe Sala (Gio’Sub Illuminatori Subacquei) e ci siamo riparati dal freddo con i cappucci e muta messi a disposizione da Mirko Micheli (LTS, Laboratorio Tecnico Subacqueo).

 

 

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